Kenneth Patchen

Non molti i regni rimasti

Scrivo le labbra della luna sulle sue spalle.
In un tempio d’argentea lontananza le faccio la guardia mentre riposa.
Per il suo letto scrivo una quiete su tutti i cigni del mondo.
Col respiro mattutino del leopardo delle nevi la copro contro ogni male.
Usando la penna dei fiumi e delle vette le riempio il cuscino di canzoni.
Sui suoi capelli scrivo lo sguardo dei cieli di primo mattino.

Una risposta a “Kenneth Patchen”

  1. Stai vicino alla finestra mentre le luci ammiccano
    lungo la strada.
    Da qualche parte un tram, che porta
    a casa commesse e impiegati, passa sferragliando
    in questa sera del Sabbath.
    Un gatto nel cortile piange
    perché trova il bidone dell’immondizia chiuso;
    gli strilloni iniziano il loro giro che trasforma omicidi in penny.
    Siamo chiusi in casa, per un po’ al sicuro, salvi fino a domani.
    Ti sfili il vestito, ti arrotoli le calze, attenta a non smagliarle.
    Nuda ora, soffice luce su soffice carne,
    ti fermi un attimo; ti volti di fronte a me –
    sorridi come sanno fare solo le donne
    che hanno giaciuto a lungo con il loro amante
    uscendone più vergini.
    La nostra cena è semplice, ma noi siamo meravigliosi.

    Kenneth Patchen

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