Non molti i regni rimasti
Scrivo le labbra della luna sulle sue spalle.
In un tempio d’argentea lontananza le faccio la guardia mentre riposa.
Per il suo letto scrivo una quiete su tutti i cigni del mondo.
Col respiro mattutino del leopardo delle nevi la copro contro ogni male.
Usando la penna dei fiumi e delle vette le riempio il cuscino di canzoni.
Sui suoi capelli scrivo lo sguardo dei cieli di primo mattino.
Stai vicino alla finestra mentre le luci ammiccano
lungo la strada.
Da qualche parte un tram, che porta
a casa commesse e impiegati, passa sferragliando
in questa sera del Sabbath.
Un gatto nel cortile piange
perché trova il bidone dell’immondizia chiuso;
gli strilloni iniziano il loro giro che trasforma omicidi in penny.
Siamo chiusi in casa, per un po’ al sicuro, salvi fino a domani.
Ti sfili il vestito, ti arrotoli le calze, attenta a non smagliarle.
Nuda ora, soffice luce su soffice carne,
ti fermi un attimo; ti volti di fronte a me –
sorridi come sanno fare solo le donne
che hanno giaciuto a lungo con il loro amante
uscendone più vergini.
La nostra cena è semplice, ma noi siamo meravigliosi.
Kenneth Patchen